L'ULTIMO COMBATTIMENTO

    Avveniva a Ponti sul Mincio ( Mantova ) il pomeriggio del 30 aprile 1945. Storicamente fu quello l'ultimo scontro fra gli Arditi e i Tedeschi, ma anche l'ultimo atto con cui si chiuse la guerra di liberazione in Italia. Esso avveniva in collaborazione dei partigiani della Formazione " Avisani " e tra i sette morti lasciati sul campo  ( gli ultimi della tragedia  cinque giorni dopo la fine della guerra ) c'erano cinque Arditi, un Italo- Americano che si era unito agli Italiani e due partigiani.

Il mattino del 30 aprile 1945, una colonna di carri cingolati del 68° Rgt. Fanteria " Legnano " percorreva la rotabile Verona-Brescia per raggiungere gli altri reparti del regimento, che già si trovava a Brescia dalla sera precedente. Una situazione minacciosa sembrava delinearsi  nella zona , per il rifluire di formazioni Tedesche dal nord e dal sud. In testa alla colonna cingolata era la 104° Compadnia Arditi del IX Reparto d' Assalto, seguita a distanza da altre due Compagnie del Regimento, la 4° e l' 8°.  Giunta a Peschiera, alle 12 circa, la Compagnia Arditi sostava per riprendere dopo un'ora di fermata il movimento verso Brescia. Mentre la popolazione festante si stringeva intorno ai soldati, manifestando la gioia per la fine dell' oppressione nzista e dell'incubo della guerra ormai giunta a conclusione, un capitano del Comando del II Corpo d Armata  Americano, del quale faceva parte il Gruppo da Combattimento " Legnano ", si presentava al Comandante della Compagnia Arditi e gli chiedeva di intervenire con i suoi Arditi nella zona di Ponti sul Mincio, a sud-ovest di Peschiera, per attaccare ed eliminare un reparto tedesco che, sistemato in favorevole posizione su Monte Casale, interdiceva col suo fuoco il movimento alleato sulla rotabile.   Il Comandante della Compagnia Arditi aveva l'ordine di raggiungere Brescia, ove il suo Battaglione poteca anche aver bisogno della sua opera; d'altra parte un diniego all'ufficiale americano sarebbe sembrato volersi sottrarre al combattimento in un eccezionale imprevisto momento di bisogno.          Sicuro di interpretare ilpensiero dei miei superiori ( e ne avevo poi conferma nel biglietto pervenutomi dal Comandante di Battaglione ten. col. Guido BOSCHETTI, che iniziava testualmente: " Hai fatto bene ad intervenire ...), decidevo di aderire alla richiesta e di attaccare il reparto tedesco. Informavo peraltro il ten. col. BOSCHETTI di quanto mi era stato richiesto e delle mie decisioni.     Guidato fino a Ponti sul Mincio dal capitano americano, prendevo contatto sul posto col valoroso comandante " Bruto " della formazione partigiana " Avisani ". Questa, fin dal mattino, aveva impegnato i tedeschi e aveva loro tenuto validamente testa, col sacrificio di due uomini. I tedeschi una ottantina, erano sistemati a difesa qui, sul Monte Casale, che lega qui il suo nome alla    Brigata   " Casale " che vi combattè durante la 1° guerra per L' Indipendenza.   I tedeschi, appartenenti alla Flak ed alle SS., sfruttavano abilmente le postazioni, le trincee e i camminamenti approntati ivi da tempo durante la guerra per una batteria contraerei, che vi era dislocata. Stabilito il dispositivo per l' azione della compagnia, dopo una breve ed intensa preparazione del plotone mortai da 3 pollici e con l'accompagnamento anche del plotoni cannoni da 57-50 e da uan mitragliatrice da 12,7 americana, il plotone assaltatori partì all'attacco. L' assenza del ten. Pacini Com.te del plotone, mi indusse ad assumere io stesso il comando degli Arditi che andavano all' assalto della posizione.         Alle 13.30 l'azione ebbe inizio. Attaccammo l' avvesrsario frontalmente e sul fianco destro.      I partigiani, sulla nostra destra, tenevano da quella parte impegnato il nemico. La forza del plotone    all' attaco superava di poco i 30 uomini, compresi gli Arditi   volontariamente offertisi dal pl. mortai, dal pl. cannoni e dai piloto dei carri.  Credo non esista, per un comandante di reparto, soddisfazione più grande di quella di vedersi seguito a gara dai suoi uomini nel momento supremo, quando si va incontro alla morte. Attraversammo di corsa, a sbalzi la radura erbosastendendosi dalla strada al margine del bosco e sembrò un miracolo in mezzo agli alberi quasi senza perdite ( un solo ferito ), nonostante la tempesta di fuoco scatenata dalle posizioni nemiche.Arrancavamo strisciando verso le postazioni scaglionate in profondità. I tedeschi, ben mascherati e protetti, ci tenevano sotto un violento fuoco e non era facili individuarli e stanarli dalle loro buche. Ci imbattemmo, ad un tratto  anche in un reticolato, dovemmo superarlo strisciandoci sotto, perchè il primo che si accinse   a ascavalcarlo fù fulminato da una raffica : l' Ardito  Marcon, volontario del pl. cannoni.  Alle 15.30 già tre morti e due feriti da parte nostra.  Crepitio di mitra, gracchiare rabbioso di mitragliatrici; schianto di  esplosioni, foschia di polvere e fumo; compagni che cadono per non rialzarsi più; lamento dei feriti: questa la scena vissuta per oltre tre ore.    Gli Arditi serrano sotto; si combatte a distanza ravvicinata ; si assalta con le bombe a mano e coi pugnali, di postazione in postazione. I tedeschi, che si arrendono con le armi in pugno, hanno un aspetto che denota accanimento e disperazione.    Alle 16.30 circa è ferito il tenente delle SS. comandante del Reparto tedesco; si tratta indubbiamente di un prode soldato, che ha saputo imporsi ai suoi uomini fino all'ultimo ed animare fanaticamente la resistenza. I tedeschi sono stremati, un ultimo assalto degli Arditi poi la vittoria.  Rastrellato il terreno, ci raduniamo quì, presso questa casetta tutta sforacchiata. Sappiamo che 5 sono i  nostri caduti durante l' azione; il 6° è il soldato americano Robert Carlson che, vedendo  gli Arditi partire di corsa all' attacco si era agregato alla squadra del ser. mag. Serpentini, seguendo un generoso impulso. Gli Arditi feriti sono 4.

Ritornando sui nostri passi : ricerchiamo nel bosco i nostri eroici compagni morti e feriti. Con l'aiuto dei cannonieri e dei mortaisti li portiamo giù alla strada. La carichiamo i caduti sui carri cingolati, mentre i feriti sono avviati a Lazize sul Garda. La compagnia si ricompone in colonna; dietro ai Morti, sugli altri carri, gli equipaggi mescolati ai prigionieri tedeschi catturati. Sui volti di tutti traspare il profondo accoramento per i compagni imolatisi nell' addempimento del dovere, mentre la guerra ormai è al termine. Riprendemmo il movimento verso Brescia, salutati e benedetti dalla popolazione di Ponti sul Mincio.
                                                                             ricerche storiche curate da Nellino

foto