I grossi camion americani procedevano tra scossoni provocati da innumerevoli buche che butteravano la strada statale " Emilia " effetto dei mitragliamenti e bombardamenti dell'aviazione alleata.
A bordo i paracadutisti guardavano la piatta immensità della Pianura Padana con i lunghi filari di pioppi. La colonna viaggiava dal mattino trasportando i paracadutisti del reggimento Folgore da Parabiago a Coltano. Molti dei ragazzi mancavano all'appello: parecchi i feriti e i morti, alcuni erano fuggiti dal campo nei giorni precedenti.
Prima del Po, l'autocolonna rallentò per avere avere via libera al transito sul ponte di barche costruito dai genieri in sostituzione di quello gigantesco in ferro distrutto dai bombardamenti.
La lunga teoria di autoveicoli fece una diversione su una strada provvisoria e il veicolo di testa imboccò lentamente il ponte che ondeggiava leggermente, le assi del fondo scricchiolavano sotto la ruote, il fiume molto largo e la corrente forte indicavano la piena primaverile, al di là del ponte, verso Piacenza, un'altra autocolonna sostava in attesa del suo turno, andava in direzione opposta verso il Nord.
Quando i primi camion si incrociarono gli uomini a bordo si guardarono con curiosità, quelli che venivano dal Sud, avevano divise kaki di tipo inglese ma le mostrine sui baveri erano inequivocabilmente italiane, erano i paracadutisti del gruppo di combattimento " Folgore " diretti verso il Brennero. Alle prime grida di meraviglia seguirono altre grida gioiose, e la notizia passò rapidamente da camion a camion, e tutti si sporsero su bordo per vedere meglio e stringere mani , poi alcuni saltarono giù e si abbracciarono spontaneamente, seguiti da molti altri.
Due fratelli militanti in campi opposti si riconobbero e si abbracciarono freneticamente piangendo, poi si guardavano, si baciavano e ricominciavano a piangere, i sentimenti così a lungo repressi trovavano sfogo nel pianto e la gioia di ritrovarsi sani e salvi prorompeva dai loro cuori, tutti erano commossi, persino i negri che guidavano i camion e la scorta degli MP.
I ragazzi si scambiarono sigarette, indirizzi, saluti e frizzi, i folgorini del Nord tirarono fuori dei piccoli paracadute bianchi dei razzi di segnalazione e li sventolarono festosamente, i ragazzi della Folgore del Sud agitarono i loro baschi gridando arrivederci a presto, in gamba ragazzi, e poi tutti in coro gridarono Folgore!! Folgore!! Folgore........I camion ripresero la marcia in direzioni opposte mentre i paracadutisti salutavano ancora, poi il polverone nascose la vista dell'ultimo camion , lasciando nel cuore di tutti la certezza che i fratelli avevano ritrovato i fratelli, e che il paracadute aveva operato il miracolo riconoscendoli tutti figli della comune madre Italia.
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N. Arena, Folgore. Storia del paracadutismo militare italiano,
C.E.N. , Roma , 1966